lunedì 17 dicembre 2012

Il Passo dell'Ospedalaccio (m.1280)

Panorama verso M.te Alto e l'Alpe di Succiso
 In un lontano passato percorrere gli attuali sentieri, allora le uniche vie di comunicazione, era una vera e propria avventura e un itinerario che ora richiede poche ore di macchina, durava parecchi giorni. Per fornire un riparo ai viandanti di allora, per lo più pellegrini e commercianti, lungo le vie sorgevano gli "hospitali", luoghi di sosta ed accoglienza per i viaggiatori. Oggi la maggior parte di queste strutture sono scomparse o in rovina, ma le loro tracce rimangono nei toponomi, come il Passo dell'Ospedalaccio.

Dal Passo verso le Alpi Apuane
Antenato dell'attuale Passo del Cerreto, questo antico valico deve il nome all'ospizio medievale di S. Lorenzo delle Cento Croci che, per la sua importanza strategica fra pianura e costa tirrenica, dipendeva direttamente dal monastero di Canossa, allora molto potente per la celebre contessa Matilde. Ma nel XV e XVI secolo le comunicazioni si spostarono su altre direttive e l'ospitale cadde in abbandono e rovina e fu ribattezzato "Ospedalaccio".

Verso il M.te La Nuda

Ma la storia ha lasciato qui un'altra importante testimonianza come il cippo napoleonico sul valico che segnava il confine fra Regno Francese e Regno Cisalpino, entrambi sotto l'impero di Napoleone. Inoltre lungo il sentiero 00 GEA che porta al Passo del Cerreto è possibile osservare alcune opere in muratura, resti di fortificazioni tedesche lungo la linea gotica.

M.te Alto
Oggi il passo è un punto di incrocio di molti sentieri come la "Via modenese" che risale da Sassalbo, da qui passa la GEA che conduce alle Sorgenti del Secchia e al Passo di Pietratagliata, l'antica via per Camporaghena (oggi sentiero n.102) euna comoda strada forestale che scende verso l'Ostello della Gabellina, nel versante emiliano.


Dalla loc. Lago Lungo, sulla strada SS 63 del Cerreto, possiamo raggiungere il valico in 30 minuti. Gita particolarmente consigliata in inverno, magari al pomeriggio, con ai piedi un paio di racchette da neve e in una giornata: sarà possibile ammirare il tramonto del sole nel mare della Liguria, stando in mezzo a dune di neve e cime innevate.

Tramonto verso il mare

sabato 1 dicembre 2012

Antiche vie d'Appennino

La "Via Modenese"


In una grigia giornata di autunno inoltrato, quando anche i fungaioli hanno abbandonato i boschi ed è terminata la raccolta delle castagne, avventuratevi lungo il sentiero CAI n. 98 che dal Passo dell'Ospedalaccio porta al paese di Sassalbo.

Il paese di Sassalbo

 Questa antica via lastricata, dove è ancora possibile vedere nel selciato i segni dei carri che la attraversavano in un passato neanche troppo lontano, era detta "Via Modenese" perchè metteva in comunicazione la parte toscana con lo stato Estense con allora capitale Modena.


L'antico selciato
Il Passo dell'Ospedalaccio era un valico attraversato prima della costruzione dell'odierna SS 63 del Cerreto. Qui sorgeva un Hospitale medievale, ma che cadde subito in rovina e da qui il nome di "Ospedalaccio".Se percorriamo il sentiero a scendere, consiglio la partenza dal Passo del Cerreto seguendo il sentiero 00 GEA. Una volta giunti alla strada forestale che porta al passo e scende verso il versante emiliano, si svolta verso sinistra e si seguono le indicazioni per il sentiero 98/A.

Scendendo verso Sassalbo
I muretti a secco


Scendendo di quota, dopo aver attraversato il giovane fiume Rosaro, i cerri di altura lasciano spazio a secolari castagni, che erano vitali per l'economia di Sassalbo.Il sentiero è ora lastricato ed ai lati troviamo una lunga fila di muretti a secco che delimitavano gli appezzamenti di terreno  e impedivano ai ricci delle castagne di disperdersi.







Purtroppo a causa dell'incuria e dell'abbandono della cultura del castagno, minata dalla recente malattia del cinipide, si rischia di perdere questo patrimonio, testimonza del passato delle nostre zone. Si raggiunge Sassalbo in un'ora e mezza di discesa.

Nei pressi del Passo dell'Ospedalaccio


Per maggiori informazioni sul percorso clicca qui!

mercoledì 7 novembre 2012

Filtri di autunno

Bosco di faggi



Nell'epoca degli Iphone e altri strumenti tecnologici marchiati Apple è molto in voga un'applicazione per le fotografie chiamata Instantgram, che consente di applicare alle foto scattate al momento una serie di filitri o decorazioni. Per chi avesse un normale pc o un normale telefonino esistono vari siti su internet che permettono le solite funzioni della nota app.

Sulle pendici del M.te Ventasso
Verso il Grondilice

Prati di Camporaghena


Personalmente ho scelto il sito Pixlr, facile ed intuitivo e mi sono divertito ad applicare i filtri proposti ad alcune foto in tema con la stagione.
I puristi della fotografia storceranno il naso, ma credo che queto tipo di applicazioni consenta di creare interessanti effetti e per chi non ha una reflex con attrezzatura completa, permette di recuperare molte foto che altrimenti sarebbero finite dimenticate in un hard disk.


La Pieve di Offiano


Qui trovate altri siti o programmi per emulare Instantgram, inoltre sono disponibili veri e propri filtri utilizzabili con Gimp e Photoshop. Tirate fuori l'artista che è in voi e buon divertimento!





Castello dell'Aquila con il Pizzo d'Uccello e il Pisanino

martedì 23 ottobre 2012

Una domenica di autunno: da Vinca (m.784) alla Capanna Garnerone (m.1260)



 "Benvenuti nelle Dolomiti delle Apuane" è la scritta che accoglie chi sale a Vinca da Monzone e guardandosi attorni sembra proprio di essere in Trentino con le pallide e rocciose creste che sovrastano il piccolo paese.
Sono molteplici le escursioni che partono dall'abitato per raggiungere le vette, i passi e le foci apuane, ma qui descriviamo la più semplice e classica.





Superiamo il paese e l'edicola votiva della Maestà del Doglio in mezzo al bosco e partiamo dalla fine delle strada strerrata. Da qui saliamo subito alla nostra sinistra in mezzo ad un castagneto con alberi secolari e seguiamo i segni CAI. Usciamo dal bosco e subito ci presentano bellissimi scorci sul Monte Sagro e sul Pizzo d'Uccello verso la Foce del Giovo. Il sentiero n153 continua in costante salita, ma senza eccessivi strappi e in un'ora arriviamo alla Capanna Garnerone.


Questo rifugio che sorge nel bel mezzo di una pineta, è gestito dal CAI di Carrara, che costudisce anche le chiavi quindi non è aperto al pubblico. Nel suo perimetro però troviamo comodi tavoli in legno, un barbecue e una fonte di acqua fresca.

Il M.te Sagro salendo a Capanna Garnerone












Verso il Pizzo d'Uccello e Cresta Nattapiana






















A 10 minuti di cammino all'ombra di abeti che ci fanno ricordare veramente i boschi alpini, troviamo Foce Rasori, da dove si gode una bellissima vista verso il mare e la costa di Massa, ci si sente sovrastati dall'imponente profilo del Monte Grondilice ed possibile ammirare altre famose vette delle Alpi Apuane come la Pania della Croce, la Tambura, il Monte Cavallo e il Sagro.

Il famoso paleo apuano
















Da Foce Rasori verso il Grondilice
  Per il ritorno possiamo scegliere il solito sentiero oppure le varie vie alternative che ci riportano a Vinca. Consiglio l'escursione in una bella giornata di autunno, quando le foglie degli alberi iniziano a tingersi di giallo, quando è possibile raccogliere castagne lungo il sentiero e se sarete fortunati, potreste trovare anche qualche goloso fungo!

Tramonto di autunno da Vinca verso la Rocca di Tenerano

Trovate maggiori informazioni e la traccia gps del percorso qui!

martedì 9 ottobre 2012

Safari fungo-fotografico

Il nostro terreno di "caccia"


In un normale sabato pomeriggio di Ottobre tre appassionati fotografi si ritrovano per andare a scattare qualche foto, tema "L'Autunno". Confidando nel calendario si recano sopra i mille metri per immortalare i faggi che in questo periodo dovrebbero avere una veste molto colorata e suggestiva.
Putroppo non hanno fatto i conti con le estati prolungati di questo scorcio di secolo e i solo qualche foglia ha iniziato ad assumere tonalità dal giallo all'arancione...

Cosa spunta dalle foglie?



Famiglia di funghetti su un tronco































 

In compenso il sottobosco è ricco di coreografici funghi che diventano subito l'oggetto dell'attenzione dei tre fotoamatori.

Primo piano



Una colorata aminita muscaria


Commestibile o no?


Dopo avere immortalato diversi esemplari curiosi e colorati, la nosta attenzione viene attirata da alcuni più interessanti anche dal punto di visa gastronomico. Come potete capire da questo momento le foto passano in secondo piano....

La faccenda inizia a farsi interessante...

Boletus edulis o porcino
 
Infine un appello a tutti i fungaioli: il fatto che alcuni tipi di funghi non siano buoni da mangiare non significa che non siano meno belli o che non abbiano nessuna funziona nell'ecosistema del sottobosco. Quindi non rompeteli inutilmente. Posso capire di cogliere per errore un fungo che sembra buono e quindi buttarlo, ma se credete che i funghi rossi a pallini bianchi, in stile casa dei puffi, possano essere porcini, allora andate a cercare i funghi al supermercato che è il vostro posto!

Un bel gruppetto...

domenica 23 settembre 2012

Monte Ventasso (m.1727)

Il Monte Ventasso domina l'Alta Valle del Secchia e nonostante l'aspetto di imponente piramide, la sua cima è facilmente raggiungibile con una bella escursione circolare.

La cresta del Ventasso

Punto di partenza è la località sciistica di Ventasso Laghi, dalla quale raggiungiamo il pittoresco Lago Calamone in 10 minuti di cammino su comoda carrareccia. Questo specchio d'acqua è di origine glaciale e alimentato da tre sorgenti naturali. I boschi di faggio e di confiere che lo circondano lo rendono un ottimo soggetto per gli amanti della fotografia, specialmente durante i mesi autunnali.


Il Lago Calamone

Dal lago seguiamo le indicazioni per il Santuario S.Maria Maddalena, che si raggiunge in un'ora di camminata in mezzo al bosco, seguendo il sentiero n.. L'edificio religioso, probabilmente un antico eremo è meta di pellegrinaggio alla fine di Luglio dai vicini paesi di Busana e Cervarezza. Alcune stanza sono state riadattate come bivacco alpino sempre aperto con stufa e camino.

Il Bivacco S.Maria Maddalena

Da qui inizia la parte più faticosa dell'escursione, poichè si svolta sul sentiero n.633 che sale lungo i balzi rocciosi del monte, offrendo viste molto aeree e panorami su tutta la vallata fino alla Pietra di Bismantova.

Brughiere di erica nei pressi della vetta


I primi segni dell'autunno...


Dopo 45 minuti di salita arriviamo alla vetta dalla quale possiamo ammirare le più importanti cime dell'Appennino Tosco-Emiliano dal M.te Cusna al M.te Marmagna. Dopo esserci goduti il panorama e aver firmato il libro di vetta, scendiamo per il sentiero che in meno di un'ora ci riporta sulle sponde del Lago Calamone, nei pressi del Rifugio Vetusta.

Lungo le rive del lago

martedì 28 agosto 2012

ALTA VALTELLINA '12: Il Rifugio Pizzini (m.2706)


Il Rifugio Pizzini

Sotto l'imponente sagoma del Gran Zebrù, alla fine della Val Cedec, fra i ghiacciai del Parco Nazionale dello Stelvio, troviamo il Rifugio "Pizzini-Frattola". Siamo in Valfurva, nel comprensorio dell'Alta Valtellina.

Il Gran Zebrù (m.3857)


Per raggiungere il rifugio l'ideale punto di partenza è la località Forni, con l'omonimo albergo. Da qui si segue una facile carrareccia che sale in mezzo ai pascoli fino a Baite di Forni. Si devia verso verso nord est e seguendo la Val Cedec, chiaramente di origine glaciale, si continua a salire senza particolari pendenze verso il rifugio.






Ristrutturato nel 2002 e gestito dalla famiglia Compagnoni, il "Pizzini" sorge su uno sperone erboso in uno splendido circo glaciale racchiuso a Nord dalla mole del Gran Zebrù, a Est dal Ghiacciaio del Cevedale ed a Ovest verso l’elegante piramide del Pizzo Tresero. 

La Val Cedec

Resti di postazioni di guerra

Verso il Ghiacciaio dei Forni
Per il ritorno si consiglia di seguire il sentiero che corre più a monte e che offre una vista più area sulla vallata. Poco sopra a Forni troviamo i resti di alcune postazioni della Prima Guerra Mondiale. Non dobbiamo dimenticare che questa zona fu teatro di scontri durante il conflitto, poichè qui correva il confine fra l'italiana Lombardia e l'allora austro-ungarico Trentino. Proprio nel gruppo dell'Ortles-Cevedale si toccò la quota più alta del fronte, che subì poche modifiche durante la guerra poichè oltre all'avversario si doveva fare i conti con il difficile ambiente e le condizioni proibitive che si incontrano sopra i 3000 metri di quota.


Panoramica nei pressi del Rifugio


Ringrazio tutti i compagni del CAI di Fivizzano per questa tre giorni in Valtellina e la Valtourist per la sua impeccabile organizzazione. Alla prossima!

martedì 14 agosto 2012

Monte La Nuda (m.1893)

La vetta 
Il termine La Nuda ha una origine incerta, anche se presumibile. Dal lato emiliano, il monte veniva denominato in passato utilizzando i toponimi Alpe delle Pielle o Nuda delle Pielle, a causa della folta presenza di abeti bianchi sui suoi versanti settentrionali. L'attuale denominazione potrebbe essere stata imposta dai topografi che hanno preso il comune detto locale utilizzato per tutti i pascoli sopra il limite del bosco: in t'la nudda, Dal lato lunigianese, vi è invece la tradizione dialettale di attribuire la locuzione an'tla Nuda alla parte più elevata delle montagne appenniniche, ad indicare la montagna brulla, senza alberi e pertanto spoglia.


Il crinale dell'Appennino Tosco-Emiliano da Pradarena fino all'Abetone

La vetta del monte è contraddistinta da una vecchia stazione radio degli anni '20 che metteva in comunicazione l'arsenale di La Spezia con la pianura padana.



Le Alpi Apuane
Se vi trovate in zona in un limpido pomeriggio di fine estate potete salire su questa facile cima seguendo due percorsi. Seguire il sentiero 00 GEA dalla Loc. Belvedere fino al Bivacco Rosario, salire alla Foce del Gendarme e  da qui seguire il sentierino fino alla vetta oppure prendendo la seggiovia che parte da Cerreto Laghi e arriva al Rifugio La Piella, quindi seguendo la strada sterrata che sale per le piste si trova sulla destra una deviazione che conduce alla cima.



Escursionisti sul Gendarme

Da qua possiamo osservare il versante nord della catena delle Alpi Apuane, buona parte dell'Appennino Tosco-Emiliano con le vette del M.te Cusna , del M.te Prado e del M.te Cimone e la Pietra di Bismantova verso la pianura. Nelle giornate più limpide si possono scorgere la Corsica e le Alpi. Per affrontare questi itinerari in inverno consiglio l'uso di ramponi da ghiaccio.


Da sopra il Vallone dell'Inferno verso l'Alpe di Succiso e il Ventasso


Se volete maggiori informazioni su questo itinerario e su altri presenti qui nel blog, vi suggerisco la guida turistica ed escursionistica "Passeggiate ed escursioni a Fivizzano e dintorni", pubblicata dal CAI di Fivizzano. Cliccate tutti qui!