lunedì 30 maggio 2011

Pietra di Bismantova (m.1041)






La Pietra di Bismantova vista dalla Loc. Sparavalle








« Vassi in Sanleo e discendesi in Noli,
montasi su Bismantova e 'n Cacume
con esso i piè..»












Così Dante nel quarto canto del Purgatorio della Divina Commedia citava la Pietra di Bismantova, originale montagna del Parco dell'Appennino Toscoemiliano che sovrasta la cittadina di Castelnovo ne' Monti. Tutti coloro che almeno una volta hanno camminato sul crinale dell' Appennino avranno certamente notato questo enorme risalto roccioso che spicca al limite fra la montagna e la pianura padana. La sua forma è dovuta ad un particolare processo geologico che prende proprio il nome di Formazione di Bismantova.La salita sulla sua cima è estremamente facile grazie al sentiero che parte dall'Eremo benedettino che sorge ai suoi piedi, ma chi vuole può provare la "Ferrata degli Alpini" oppure se siete appasionati climber potete raggiungere il vasto pianoro della cima attraverso una delle numerose vie sulla sua parete.

Il Monte Cusna visto dalla cima








Dalla parete sud-est verso il Monte Cimone


Il Monte Ventasso





















Sorprendentemente la cima è un vasto altipiano prativo con piccoli arbusti, fra i quali molti noccioli. Se compiamo un anello sul pianoro la nostra vista può spaziare dal Monte Cusna, il Monte Cavalbianco e il Monte Ventasso verso ovest, al Monte Cimone verso est, fino alle città della pianura piadana verso nord. La sensazione è quella di essere in volo sugli immensi campi coltivati che circondano il massaccio, resa ancora più verosimile dalle scoscese pareti.



Il sentiero che segue le pareti


















Sensazione aerea dalla cima



Non solo il Divino poeta ha dedicato dei versi alla Pietra di Bismantova ma questa ha ispirato anche artisti più moderni, tutti affascinati da questo luogo ch merita senza ombra di dubbio una visita.

 « lo sguardo si perde
fino all'orizzonte
un falco risale
la cima del monte
è una nuova alba che avanza dentro di me »
(Modena City Ramblers,  Dopo un lungo Inverno, I prati di Bismantova)


Una parte del prato sommitale




martedì 24 maggio 2011

Monte Acuto (m.1756)

Una delle escursioni più conosciute nell'Appennino Tosco-Emiliano ci porta al Rifugio Città di Sarzana e alla cima del Monte Acuto, attraverso l'omonima sella. Per raggiungere questa bellissima zona partiamo dal ponte sulla diga al Passo del Lagastrello e saliamo per il sentiero n.657 che parte dopo una piccola maestà. Dopo un'ora e mezza di cammino in mezzo a un bosco di faggi, arriviamo al rifugio che sorge vicino a un pittoresco laghetto di origine glaciale, chiamato Lago di Monte Acuto.

Il Rif. Città di Sarzana










Il Laghetto di Monte Acuto


















Lungo le rive
Dopo esserci ristorati sulle sue rive,  magari con una fetta dell'ottima crostata ai mirtilli che fanno al rifugio, partiamo alla volta della Sella di Monte Acuto, raggiungibile in meno di mezz'ora di salita, la maggior parte sempre all'ombra del bosco Giunti alla sella incrociamo il sentiero 00 GEA, come ci ricorda la segnaletica CAI. Se facciamo una breve deviazione sulla sinistra arriviamo alla cima vera e propria di Monte Acuto, contraddistinta da un cippo storico recante una T su un lato e una P sull'altro: probabilmente indicava il confine fra la Toscana e Parma, ma poichè non ci sono riportate date su di esso non sappiamo a che epoca risalga, forse al periodo napoleonico come il cippo al passo dell'Ospedalaccio. Dalla cima abbiamo una visuale a 360° con l'Alpe di Succiso, le Apuane, la Lunigiana, il crinale appennico sopra a Prato Spilla e il versante parmense.

La Sella di Monte Acuto


Panorama del versante parmense

La cima di Monte Acuto

Torniamo alla Sella e iniziamo la discesa per il sentiero 657B che prima attraversa i prati sommitali offrendoci una bella vista sulla balconata appenninica del versante toscano, poi si inoltra nel bosco su antiche via costruite probabilmente dai carbonai della zona. Dopo circa un'ora e tre quarti siamo di nuovo al punto di partenza.

Tappeto di fiori sulla vetta
La Apuane viste dalla cima di M.Acuto

Fiori con l'Alpe di Succiso
Il sentiero 657A, sullo sfondo il crinale del Monte Bocco

lunedì 9 maggio 2011

Monte Sagro (m.1752)

Narra la leggenda che al tramonto dell'impero romano la città di Luni era alla mercè dei barbari e durante una delle loro più tremende scorribande gran parte degli abitanti fu costretto alla fuga verso le Alpi Apuane. Giunti su un monte sopra a Vinca si sentirono al sicuro e si fermarono per riposarsi e poichè fra di loro c'erano alcuni dei primi cristiani, questi decisero di celebrare una messa per ringraziare dello scampato pericolo. Da allora quel monte divenne "sacro" per i popoli che andarono a popolare la vicina Vinca e la vallata abitata dai Liguri Apuani.

Le cave di marmo sotto Campo Cecina


Postazioni di difesa per la Linea Gotica

Cave nel versante fivizzanese


Questa è una delle storie che si tramandano per spiegare l'etimologia del nome del Monte Sagro, secondo altri invece deve la propria sacralità alle popolazioni preistoriche della zona che vedevano nel monte il simbolo del sacro femminile, come dimostra l'orientamento di alcune statue stele ritrovate in Lunigiana o alcuni siti solari preistorici.

Foce Faggiola con la Pania sullo sfondo

Fiori verso la vetta

Uno dei numerosi ometti che si incontrano lungo il sentiero














 Al di là dell'origine del nome il Monte Sagro rimane una delle mete più conosciute e apprezzate sulle Alpi Apuane, sia per la facilità sia per la bellezza del posto. Punto di partenza consigliato è Campo Cecina, precisamente dalla Foce di Pianza e da qui seguiamo il sentiero CAI 172. Il sentiero sale dolcemente in mezzo a un paesaggio quasi lunare con vista da entrambe la parti sulle cave di marmo. Poco prima di Foce Faggiola troviamo resti di alcune postazioni militari approntate dagli alpini della " Brigata Monterosa" durante la seconda guerra mondiale, probabilmente a difesa dell'accesso alla Lunigiana in caso di avanzata degli Alleati. Giunti al bivio di Foce Faggiola seguiamo i segni blu del sentiero che ci porta alla vetta mentra il sent. n. 172 prosegue verso Foce Luccica. Ora il sentiero sale in maniera più decisa passando sopra a rovine di costruzioni utilizzate da pastori e cavatori nel giro di un'ora arriviamo alla vetta.

Panorama verso Vinca e la Lunigiana

Il Pizzo d'Uccello

Da quassù il paesaggio ci appaga della fatica fatta e come ci ricorda la tabella sul marmo la vista arriva sulle vicine vette delle Apuane e dell'Appennino oltra che su quasi tutta la Lunigiana, ma nelle giornate più limpide è possibile vedere perfino la Corsica e il Monviso.



Per la discesa seguiamo il solito sentiero oppure possiamo compiere una specie di anello seguendo il sentiero n.173 che ci riporterà alla Foce di Pianza.

La croce di vetta



Il Pisanino, il Grondilice e il Monte Cavallo

Una considerazione: in questi giorni si sente tanto parlare contro le cave di marmo su molti social network e alcuni propongono addirittura la chiusura di queste. Io personalmente credo che le cave di marmo oramai siano una peculiarità paesaggistica delle Apuane e  che sia assolutamente necessaria una regolazione rigida per le colture del marmo. La produzione dello sfarinato ha accellerato notevolmente il processo di distruzione delle montagne, ma non possiamo dimenticare che le cave sono anche posti di lavoro. Non si può essere assolutamente pro o contro ma si deve cercare una situazioni intermedia che salvaguardi questo nostro patrimonio alpinistico anche per le generazioni future